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Categoria: Attualità Visite: 3762

... di Conza

Dopo aver letto alcuni resoconti dell'assemblea organizzata dall'Amministrazione Comunale domenica scorsa, 11 settembre 2016, nei locali della Società Operaia ed alla quale non abbiamo potuto partecipare, riteniamo opportuno riproporre in primo piano questa pagina chiedendoci, nel contempo, se ...

S. Andrea di Conza e la valle dell'Ofanto

... essa, pubblicata su questo sito almeno quattro anni fa, sia mai stata letta da chi oggi si mostra preoccupato e, in caso affermativo, come mai non ha dato un minimo cenno di riscontro. Ribadiamo inoltre che se qualcuno crede di poter contrastare i fatti negativi che si registrano nel paese senza coinvolgere tutti i cittadini e utilizzando tutti i mezzi, o magari pensa di poterlo fare da solo, è un illuso ovvero è in mala fede.

Cosa ne sarà di questa meraviglia?

Non possiamo non porci questa domanda se, obiettivamente, non possiamo non ritenere meravigliosa una simile veduta! Credo che tutti i santandreani avranno ammirato dal vivo la vista che si gode dalla cosiddetta "Loggia" e non ne saranno rimasti insensibili: un panorama bellissimo che spazia sulla valle dell'Ofanto e abbraccia le colline che circondano il paese a partire dalla "Sa la serpa" per continuare con la "Petina", la sella di Conza, Morra, Andretta, Cairano, Calitri e il Vulture. In basso S. Andrea, Conza (nuova e vecchia) con il suo lago, il piano di Tortorino e il piano di Campo o dell'Incoronata.

(Le immagini si possono ingrandire cliccandovi sopra)

Valle Ofanto vista dalla "Loggia"


La veduta della stessa vallata dal giardino dell'Episcopio non è da meno ...

Valle Ofanto vista dal nostro Episcopio

I caratteristici tetti del centro antico sono uno spettacolo unico. Inseriti poi nel resto della vallata incantano chiunque possa godere di una simile vista e spiegano forse perché anche gli arcivescovi scelsero di risiedere in questo posto.

Ma guardando bene le stesse immagini, o magari vedendo dal vivo diversi scorci che sfuggono a prima vista, si riceve come un pugno nell'occhio e nascono subito le domande: "ma che è?", "vedo bene?", "è possibile?"

Osserviamo infatti questi particolari, magari cliccando sulle immagini per ingrandirle.

La Serra delle Serpi (ormai distrutta) e la "Petina" (avviata alla stessa fine?)
La "Petina" da Via D'Annunzio

Così sono ormai ridotte la "Serra delle Serpi" e la "Petina", con le loro cave, coronate da una serie sempre crescente di "pale". È possibile rimanere insensibili?

E quando passeggiate per Via D'Annunzio alzate qualche volta lo sguardo?

Il Piano di Campo (o dell'Incoronata)
Il Piano di Tortorino

E questo è il piano dell'Incoronata, con un lago di pannelli solari, sormontato anch'esso, in lontananza, dalla corona di "pale" del Formicoso.

Analogo destino sta subendo il piano di Tortorino, con la sua "spettacolare cascata" di pannelli.

A quanto si dice, diverse altre parti del minuscolo (6,44 kmq) territorio del paese saranno tra breve "mangiate" e presto una selva di generatori eolici sorgerà ai margini dello stesso centro abitato.

Insomma un'aggressione al territorio e una deturpazione del paesaggio inaudita e inimmaginabile. Certo, le attività insediate in quei luoghi sono indice di vitalità e di intraprendenza, volte oltretutto (almeno per quanto riguarda i generatori eolici e solari) alla produzione di energie alternative e quindi anche alla tutela dell'ambiente. Ma a quale prezzo per la comunità. Le cave poi sono quanto di più terribile possa subire un territorio perché arrecano danni irreversibili.

Il problema vero (serio e grave) è che del "panorama" non sappiamo che farcene. Tutti ci accorgiamo del suo degrado e forse ne parliamo pure, ma ci siamo talmente abituati a vederlo degenerare che non lo guardiamo e non lo pensiamo più, trascurandone il suo valore. D'altra parte non ha mai "dato pane" e senza pane non si campa! Le attività in questione, invece, quelle sì che danno pane. Ma ... a chi?

Eppure, unitamente ai monumenti, il Paesaggio(1) è parte fondamentale della identità culturale di un territorio e dell'intero paese (Italia) ed è necessario riconoscere ad esso il suo valore di risorsa oltre che di fondamento della identità. Largamente sottovalutato finora dalla politica e dalla stessa cultura, il paesaggio può diventare invece una risorsa strategica per l’avvenire e il fondamento su cui appoggiare le politiche di sviluppo sostenibile. Il nostro paesaggio costituisce la più eloquente e visibile manifestazione della nostra identità, del suo passato e del suo presente. Non c’è vita senza storia e nessuno può rinunciare al suo passato e alle sue origini anche se sono ingombranti e difficili da rispettare: il recupero di una tradizione culturale, caratterizzata dalle culture locali, che insieme costituiscono una “unità nella varietà”, l’equilibrio fra utilizzo e conservazione, sono possibilità da cogliere e sviluppare: dovere imprescindibile per chi vive in uno dei paesi più belli e antichi del mondo.

La tutela del paesaggio, inteso in un’accezione più ampia rispetto a quella di “aspetto visibile della struttura fisica del territorio”, rientra nel più vasto tema dell’uso di risorse scarse in un sistema complesso e dinamico.
Non si intende parlare qui di conservazione dello status quo ma di valutazione delle trasformazioni compatibili con la conservazione dei valori esplicitati dalla collettività, della quale costituiscono il patrimonio. La trasmissibilità dei valori alle generazioni future segna il limite dello sviluppo sostenibile. E lo sviluppo è sostenibile quando soddisfa i bisogni e le aspirazioni della presente generazione senza compromettere la possibilità per le future generazioni di soddisfare i propri bisogni.

Il problema riguarda anche i paesi vicini o, meglio, tutti quelli che si affacciano sulla vallata dell'Ofanto e ci si chiede cosa ne pensino e cosa stiano facendo gli amici di Conza, Cairano, Calitri, Andretta, Morra, Pescopagano. In definitiva si ritiene che la collettività, cui appartiene nella sua globalità il bene paesaggistico, dovrebbe intercettare una parte, sia pur minima, dei benefici (anche se non sempre monetizzabili) derivanti a chi usa un determinato suolo e, comunque, pretenderne un uso intelligente.

Poiché il Paesaggio è godimento dello spirito ma anche strumento di sviluppo è imperdonabile la cecità con cui si pensa a garantire il benessere di oggi (di pochi individui), svendendo quello di domani che neppure ci appartiene.

Altri riflettevano, già molti anni fa:

Quando finisce l’Italia?

È questa la domanda solo apparentemente paradossale che cominciano a porsi urbanisti, ambientalisti, statistici eccetera, quando riflettono sul ritmo accelerato con cui, nella confusione delle leggi e nell’incapacità di pianificare, andiamo consumando quel bene prezioso, limitato e irriproducibile che è il territorio.(2)


Nel preambolo della Convenzione europea del paesaggio(3) (adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa il 19 luglio 2000, aperta alla firma a Firenze il 20 ottobre 2000 e ratificata in Italia con la legge n. 14 del 9 gennaio 2006) si sostiene:

il paesaggio svolge importanti funzioni di interesse generale, sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale e costituisce una risorsa favorevole all’attività economica, e che, se salvaguardato, gestito e pianificato in modo adeguato, può contribuire alla creazione di posti di lavoro; [...]
il paesaggio è in ogni luogo un elemento importante della qualità della vita delle popolazioni: nelle aree urbane e nelle campagne, nei territori degradati, come in quelli di grande qualità, nelle zone considerate eccezionali, come in quelle della vita quotidiana
mentre nella relazione esplicativa:
"Il paesaggio deve diventare un tema politico di interesse generale, poiché contribuisce in modo molto rilevante al benessere dei cittadini europei che non possono più accettare di "subire i loro paesaggi", quale risultato di evoluzioni tecniche ed economiche decise senza di loro. Il paesaggio è una questione che interessa tutti i cittadini e deve venir trattato in modo democratico, soprattutto a livello locale e regionale."
e anche:
Il riconoscimento di un ruolo attivo dei cittadini nelle decisioni che riguardano il loro paesaggio può offrir loro l'occasione di meglio identificarsi con i territori e le città in cui lavorano e trascorrono i loro momenti di svago. Se si rafforzerà il rapporto dei cittadini con i luoghi in cui vivono, essi saranno in grado di consolidare sia le loro identità, che le diversità locali e regionali, al fine di realizzarsi dal punto di vista personale, sociale e culturale. Tale realizzazione è alla base dello sviluppo sostenibile di qualsiasi territorio preso in esame, poiché la qualità del paesaggio costituisce un elemento essenziale per il successo delle iniziative economiche e sociali, siano esse private, che pubbliche.


Molto dipende dalla mancata presa di coscienza del valore del nostro ambiente e della ricchezza che possediamo senza saperlo! Bisogna recuperare il senso dell'orgoglio per il proprio passato, nutrire più amore per questa terra e grande rispetto per le eredità ricevute e non lasciare che siano prevalentemente visitatori forestieri a mostrare ammirazione e meraviglia verso un territorio che ancora può incantare.


Tu cosa ne pensi? Fallo sapere inviando un commento che potrà essere pubblicato qui di seguito.


(1) Si è fatto qui riferimento agli Atti della 1a Conferenza Nazionale per il Paesaggio (14-15-16 ottobre 1999) organizzata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ad essi si rinvia per l'approfondimento del tema.

(2) Così scriveva Antonio Cederna su “La Repubblica” del 27.11.1983.

(3) Si consiglia di dare un'occhiata al volume "RICONQUISTARE IL PAESAGGIO" pubblicato da MIUR e WWF, scaricabile dal sito www.planeco.org/.