Valutazione attuale: 5 / 5

Stella attivaStella attivaStella attivaStella attivaStella attiva
 
Categoria: Attualità Visite: 864

Un giovane da non dimenticare

Nella scia della recente "Giornata della memoria", durante la quale è stata assegnata un'altra medaglia ad un nostro concittadino deportato dai nazisti, vogliamo ricordare, con qualche notizia in più, un altro giovane santandreano che non fece più ritorno in patria.

Nel 1943 le Isole Ionie, assieme alle regioni occidentali della Grecia continentale, erano già da qualche tempo ...

Il leone di Rocco Tamburelli

... presidio italiano e a Cefalonia era insediata la Divisione “Acqui”. Sul piano militare erano un posto abbastanza tranquillo ma, come la quasi totalità degli uomini impiegati nel secondo conflitto mondiale, anche gli oltre 11.500 soldati presenti nelle isole Ionie erano costretti quotidianamente a lottare con pidocchi, pulci e cimici parassite. Il vero flagello fu, però, la malaria che colpì il settanta per cento dei militari italiani.

Queste condizioni erano però superate dalla capacità tutta italiana di trasformare situazioni avverse, come un soggiorno forzato, in vacanza, contraddistinta da bagni di mare e sole, svago ed anche amori(*).

Si potrebbe dire che era un posto tranquillo e la notizia dell'armistizio dell’8 Settembre 1943 scatenò momenti di gioia ed euforia, a cui si unirono anche militari tedeschi, ma ben presto subentrarono preoccupazione ed incertezza per l’assenza di ordini chiari dall’Italia che recassero istruzioni sul comportamento da tenere.

Il mare Ionio e le sue isole

È abbastanza noto che anche in Italia la situazione era più che confusa, con il Re e il Maresciallo Badoglio (capo delle Forze Armate) in fuga e con l'esercito allo sbando.

Nel giro di pochi giorni, per la mancanza di chiare istruzioni e, soprattutto, del benché minimo appoggio di forze aeree, la situazione precipitò e si scatenò il conflitto tra italiani e tedeschi. Pur essendo numericamente sovrastanti, i soldati italiani furono per la maggior parte uccisi nei combattimenti ovvero fatti prigionieri e poi trucidati.

Fu una delle pagine più vergognose e tristi della Seconda Guerra Mondiale, che è per lo più ignorata e taciuta.

Tra i tantissimi caduti c'era, purtroppo, anche il nostro compaesano Rocco Tamburelli, un giovane di poco più di 23 anni, di grandi capacità e dal promettente futuro. Era nato a S. Andrea di Conza il 15.8.1920 da Serafino Tamburelli e Giovannina Scolamiero che avevano creato una bellissima famiglia. Il piccolo Rocco, dopo aver frequentato le scuole elementari intraprese subito il mestiere di scalpellino presso il laboratorio di Luigi D'Angola (papà di Severino) apprendendo proficuamente le nozioni pratiche e quelle teoriche impartite dal geom. Michelangelo Dangola (fratello di Severino) che era ormai un vero artista - scultore ma che morì anch'egli giovanissimo durante i bombardamenti che interessarono Sant'Andrea di Conza il 23 settembre 1943.

Pochissime sono le notizie che si sono potute recuperare del nostro Rocco che fu arruolato nel 17° reggimento di fanteria della Divisione Acqui e che perse la vita durante la strage di Cefalonia. Il suo corpo non fu mai ritrovato e i suoi poveri genitori con tutti gli altri familiari non ebbero neppure una tomba su cui versare le proprie lacrime.

Oltre al ricordo che serbano di lui i vari nipoti, e in particolare l'amico Pasquale Restaino, ci rimane qualche suo lavoro in pietra tipica santandreana, come il bellissimo "leone" - portapenna, illustrato nelle foto allegate.

spazio

Ricordiamo, infine, che qualche anno fa, esattamente il 2 giugno 2013, fu insignito della Medaglia d'Onore che la Rebubblica Italiana assegna ai deportati e agli internati dai nazisti nel corso della II Guerra Mondiale. Ma, ci chiediamo, non potrebbe anche il nostro piccolo paese, intendo Sant'Andrea di Conza, pensare di riconoscere ufficialmente il sacrificio e il martirio di questo suo valoroso figlio e assegnargli un tributo, un segno della nostra riconoscenza? Una lapide o, magari, l'intestazione di una strada?


Parte del testo è stata ripresa da: Simone Guidorzi, "Sopravvissuti e caduti a Cefalonia", Sermidianamagazine.