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Un altro anno è passato ...

Da "il Seminario" n. 4/2016

L’anno 2017 è appena cominciato. La notte di S. Silvestro, che segna il passaggio dall’anno vecchio al ...

Brindisi di Capodanno

... nuovo, è l’evento tanto atteso da tutti. Nelle città e nelle grandi metropoli del mondo, come nei piccoli borghi, si vivono ore frenetiche e convulse. È un vero spettacolo di follia collettiva.

La stessa atmosfera viene vissuta nelle famiglie. Dopo una lauta cena, con gli occhi fissi sul teleschermo, tutti a scandire all’unisono con il presentatore televisivo, accompagnato dalle grida entusiaste della piazza, gli ultimi dieci secondi che precedono lo scoccare della mezzanotte. La confusione è al massimo: stappo di bottiglie di spumante, scambio di auguri, abbracci e baci, piatti ed arnesi vecchi da cucina gettati nelle strade, fuochi d’artificio. Qualche anziano mormora sommessamente, con una punta di rammarico e d’ironia: Beh! È passato un altro anno..., speriamo “ca quist tras cu bona cap”.

Il nuovo anno 2017

Insomma, tutto fa supporre che c’è grande voglia di esorcizzare la paura del tempo che fugge inesorabilmente e i malanni che la vita porta con sé. Certo non si può pretendere di più. Non è il momento adatto per fare qualche riflessione sul valore del tempo, che condiziona, ritma e misura la nostra vita. Chi vede, però, sotto i propri occhi l’aumentarsi la cifra degli anni che passano non può far finta di nulla.

Azzardiamo, ora, a fare alcune considerazioni sul rapporto uomo-tempo per offrire al lettore spunti di riflessione utile anche se non arriva a conclusioni tranquillizzanti.

L’uomo non ha mai avuto un bel rapporto con il tempo e, perciò, vive nella drammaticità la sua esistenza temporale. A nessuno piace, infatti, sentirsi personalmente e con piena coscienza coinvolto nel tempo,che fugge attimo per attimo e che trova una fine assurda nella morte. Noi abbiamo solo l’attimo presente e questo modo di vivere, questo aspetto della nostra esistenza, che succede da momento a momento, è una cosa che sveglia in noi un grande desiderio della vita e nello stesso tempo lo delude, perché questo momento non si ferma, passa velocemente. Dopo averci offerto l’esperienza dell’attimo successivo, subito lo inghiotte e lo porta via, ci lascia più desiderosi di vivere e più delusi di prima. Di fronte a questa meditazione triste sul tempo è facile giungere alla conclusione degli epicurei, di quelli che dicono: fa' presto, carpe diem, carpe horam (Orazio, Carmina, I, II, 8) perché bisogna godere l’attimo fuggente e poi sarà quel che sarà.

Ma che cos’è il tempo? “Chi potrebbe spiegarlo in modo facile e breve? Chi sa comprenderne il concetto per poterne poi dire una parola? D’altra parte, di che cosa possiamo parlare che sia più familiare e più noto del concetto di tempo? E certamente noi lo capiamo quando ne parliamo, così come capiamo quando sentiamo altri parlarne. Dunque, che cos’è il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio, però, spiegarlo a chi me lo chiede, allora non lo so più” (Confessioni, XI, 14). La domanda di S. Agostino è ancora la nostra.

L’argomento “tempo” è estremamente fluido, per cui è praticamente impossibile determinarlo con esattezza e definire i suoi confini. Comunque, ogni persona ha un modo particolare suo di rapportarsi con il tempo, che è il risultato delle esperienze accumulate nella sua vita. Osservando attentamente la realtà notiamo che nel modo di vivere il tempo si riflettono le paure e le angosce, le insicurezze e le delusioni; vediamo la persona precipitosa, mossa dalla fretta; la persona che vive il tempo solo come spazio per un’attività; la persona attiva, frenetica, agitata, oppure la persona calma, che riflette prima di agire; la persona che sa integrare il tempo nella propria interiorità e arriva a creare incontri pieni di senso. Incontriamo persone che sembrano non avere il senso del tempo e vivono come se avessero davanti una vita senza fine, o persone che colgono solo il momentaneo, l’attimo fuggente. Si potrebbe continuare a lungo, ma già questo basta per rendere facilmente comprensibile i problemi che nascono dalla convivenza di persone che hanno diversità di percezione del tempo e di rapporto con il tempo. Oggi, poi, il dato saliente che incide spesso negativamente sul modo di vivere il tempo è la velocizzazione. Tutto è più veloce: ritmi della vita sociale e lavorativa. Siamo nell’epoca dello stress, della stanchezza, della frustrazione, del nervosismo. Abbiamo sempre più un concetto economico del tempo: time is money, il tempo è denaro, dicono gli inglesi.

Vorremmo tutti guadagnare il maggior tempo possibile, usufruire di ogni istante, afferrare ogni istante pieno e felice nell’illusione che l’istante resti. L’uomo pensa di poter manipolare e dominare il tempo, ma non può perché non ne è padrone. Spesso confondiamo l’intensità del vivere con la molteplicità degli impegni e non ci rendiamo conto che così il tempo scorre su di noi e che noi siamo degli incoscienti che si lasciano sottrarre la vita. Il tempo, invece, è un dono e dovremmo imparare ad abitare il tempo,perché in esso viviamo e, per essere abitabile, il tempo dev’essere umanizzato, deve poter essere realmente vivibile da parte dell’uomo in tutte le tappe del cammino esistenziale. Sarà possibile solo se il tempo diventerà fondamentalmente evento di relazione, ossia rapporto fra esseri umani.

Dunque, dire “tempo” significa dire relatività a una persona precisa, alla sua storia, alla sua interiorità. Il tempo appare soprattutto come possibilità di un incontro. Non è un caso che proprio la visione cristiana del tempo vede nell’Incarnazione di Gesù, che è venuto a condividere il nostro tempo facendosi uomo, il momento culminante fra Dio e l’uomo, incontro avvenuto nel tempo e nella storia per aprire la storia e il tempo all’eternità.

Don Donato