... agosto 2017
Riceviamo e volentieri pubblichiamo ...
- Uèh Andrea! da quanto tempo, che piacere! anche se ogni volta che ti rivedo te ne esci con la lagna. Pure stavolta? ... sì, pure stavolta: la tua faccia rossa, concitata, e non credo solo per il caldo, la dice lunga.
(continua)
- Pietro! anche per me è un grandissimo piacere incontrarti. Vorrei che avvenisse più spesso e senza lagne da parte mia, ma ho sempre il timore di scocciarti. Specialmente in questa occasione, mai avrei voluto importunarti, indaffarato come sei a seguire e confortare i propositi del tuo ultimo successore, del nostro caro Francesco. Ma la cosa che mi ha spinto a farlo è grave, anzi gravissima!
- Andrea, intuisco, sei tutto agitato, più del solito, non ti ho mai visto in questo stato.
- Caro Pietro, mo’ che ti riferisco del perché di tutta questa mia ansia, ti assicuro, entri in agitazione anche tu. Dunque devi sapere che Michele ...
- ... Michele?, e quello sta benissimo, recita come sempre che è una meraviglia, irrora l’ugola quando e come vuole lui con la solita signorilità, l’altra sera l’ho persino sentito cantare in piazza tutto intonato ...
- o Pietro! ma tu che hai capito? sto parlando di Michele nostro, del difensore della nostra fede, dello stratega dell’esercito di nostro Signore, di San Michele Arcangelo.
- Ah! Embe’!
- Embè? mò senti. Io l’ho incontrato spesso, per motivi, diciamo così, di rappresentanza. Tu sai, io sono patrono del paese, ma senza una chiesa a me dedicata, visto che la parrocchia è intitolata a San Domenico; lui, Michele, la chiesa dedicata ce l’ha, ma l’hanno chiusa a chiave e manco lo fanno entrare. Vuoi che non ci incontrassimo per fare qualche commento? Io, comunque, nel tempo, sono andato rassegnandomi, bene o male la festa me la dedicano ogni anno e qualche nascituro sporadicamente ancora lo chiamano Andrea. Ma lui? Michele Arcangelo, come poteva o può rassegnarsi, lui? A ogni incontro l’ho visto sempre più scuro in volto, depresso?, sì, depresso, se è consentito definire depresso non uno qualsiasi, ma un santo della sua portata. Questa volta però, quest’ultima volta mi è apparso proprio, scusami l’espressione, proprio incazzato.
- Andreeea!! ti perdono la volgarità solo perché comprendo la tua preoccupazione e comprendo il disappunto di Michele. Ma ormai ...
- Ma ormai che? tu non hai idea di quello che sta passando. Te la apro io la mente, Pietro mio, prima che ti distrai con le chiavi che porti appese alla cintura. Quello, Michele, San Michele, in paradiso non gira più liberamente in alta uniforme: per non farsi riconoscere. Hai presente i D’Angola, i Sessa, i Giorgio, i Vallario, i Cappetta, i Frino, i ...? insomma tutti gli artigiani che hanno lavorato di fino per edificare la più bella chiesa neoclassica della provincia di Avellino. Li hai accolti proprio tu in paradiso, malgrado peccati e peccatucci vari, per il merito acquisito e indiscusso. A che pro? per vedere la chiesa sprangata e ignorata? di conseguenza essi se la prendono con l’intestatario, con San Michele. Quando lo intercettano, scoprendone l’identità, gli chiedono conto della situazione e spesso anche in malo modo, addirittura offendendolo. Infatti, l’ultima volta che l’ho visto, riconoscendolo a stento, mi ha parlato di un incontro drammatico, sì, drammatico in paradiso, con una rappresentanza di questi artigiani beati. Mi ha detto: “Andrea, non ne posso più, mi inseguono, mi tartassano, mi rinfacciano le mie responsabilità, addirittura mi offendono. Che santo sei? - mi dicono - santi seri sono San Gino, San Fausto, San Felice, San Vittorio, Santo Eddy, tutti santi protettori, a quanto pare, di ciclisti vivi e morti. Vedi quante biciclette e catorci hanno disseminato in paese in loro onore?. I cani, per marcare il territorio, urinano. Le biciclette? urine ciclistiche! E tu? – continuando a infierire - tu hai la chiesa, l’opera architettonica più significativa del circondario e manco riesci a farla aprire! Meriti solo di fare da etichetta alle bottiglie di acqua minerale di Monticchio. Pietro, hai capito a che punto siamo? ma non è finita! perché ha continuato: “Andrea, lo vedi questo spadone? di draghi non ce ne sono più, se non nei film o nei video giochi; ai peccati, specialmente di ignoranza e d’arroganza, nessuno fa più caso, chissà perché, e dunque ‘sto spadone? due le alternative: o mi do alla caccia al cinghiale lungo la valle dell’Ofanto, da Conza a Monteverde; oppure: oppure sai quante piattonate con lo spadone, arroventato per l’uso, nelle terga sedentarie di chi so io? Pietro, è solo quello che ricordo, ma credo sufficiente a farmi precipitare a riferirlo a te.
- Andrea, come al solito devo darti ragione, ma non ti preoccupare, con Michele Arcangelo ci parlo io e cerco di calmarlo, di confortarlo. Per l’apertura della chiesa, invece, io credo che l’unica alternativa sarebbe, anzi no, l’unica alternativa è quella di fare riferimento direttamente a Francesco, a Papa Francesco, anche se pure lui stenterebbe a credere che, a trentasette anni dal terremoto dell’Irpinia, alla intera comunità di Sant’Andrea di Conza, fiera dei propri progenitori artigiani, ancora viene interdetta la fruizione artistica e sacrale della chiesa restaurata come un gioiello. Vai dunque in paese, goditi con serenità la tua prossima festa e più che allo spadone stai attento ai “fauciuni”, perché quelli a maneggiarli, ci vuole sudore ed esperienza.
Agosto 2017
Fernando G. Basile
Anche un non meglio definito "Paolo" ha inviato un commento su questa pagina col solo intento di denigrare l'autore. Evidentemente infastidito dalle provocazioni e dalle allusioni contenute nel racconto intendeva a sua volta provocare una reazione ma non ha avuto il coraggio di farlo apertamente. Ritenendo che i commenti anonimi non meritino spazio su questo sito non lo abbiamo pubblicato, e faremo lo stesso per tutti gli altri che perverranno.