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... un giudice. Romanzo fantastico sulla corruzione.

Riceviamo, da Maria Antonietta Santorsola, e volentieri pubblichiamo.

Presso la Società Operaia, sabato 19 marzo – giornata della legalità – l’Associazione culturale “Michele Mariano Iannicelli” e l’Associazione “Io voglio restare in Irpinia” con il ...

Presentazione del libro 'Lettera a un giudice. Romanzo fantastico sulla corruzione'

... patrocinio dell’Amministrazione comunale di Sant’Andrea di Conza hanno presentato il romanzo “Lettera a un giudice. Romanzo fantastico sulla corruzione” di Paolo Saggese, professore poeta e critico letterario.

Dopo l’accoglienza e i saluti di Antonietta Scolamiero, presidente dell’Associazione “Michele Mariano Iannicelli”, a seguire quelli dell’Amministrazione comunale nella persona di Valeria Frino e dell’Associazione “Io voglio restare in Irpinia” nella persona di Francesco Iannicelli, il prof. Paolo Saggese ha illustrato il proprio romanzo in un dialogo con il prof. Alfonso Nannariello.

Il romanzo suddiviso in 33 capitoletti, ognuno dei quali è affidato ad una citazione di un grande del pensiero e della cultura che ne suggella l’incipit, parla di una vicenda che per alcuni suoi aspetti si colloca fuori della normalità, fatti misteriosi e inspiegabili ambientati nel mondo reale. Una situazione iniziale normale viene sconvolta da un fatto inaspettato, strano. Improvvisamente il protagonista, Candido – convinto di vivere in un mondo razionale, guidato da direttive morali rigorose – si trova in un mondo assurdo, paradossale. Un mondo completamente diverso che mette in conflitto i valori e le regole che lui stesso credeva, erroneamente, sempre valide. La difficoltà a interpretare razionalmente i fatti accaduti, lo stato di paure e incertezze che nasce da situazioni solo apparentemente normali gli portano alla mente l’aforisma di Corrado Alvaro: “la disperazione più grave che possa impadronirsi di una società il dubbio che vivere onestamente sia inutile!”.

Così Candido, dopo aver preso parte ad un concorso, un’occasione per ricevere una gratificazione dopo anni di studi e sperare di ottenere una progressione anche economica e di carriera, si accorge di essere finito in un mondo troppo lontano da quello che immaginava essere “il migliore dei mondi possibili”. Viene dichiarato inidoneo.

Il concorso si rivelerà, infatti, una grande presa in giro, dove a farne da padrone sarà la corruzione, un male troppo grande e radicato nelle Istituzioni del nostro Paese. Candido si accorge che la corruzione non è un atto isolato ma comune e quasi consuetudinario. Chi corrompe e chi è corrotto sono così abituati a tale comportamento fino al punto di considerarla come una prassi normale.

Un simile sistema tende ad isolare ed estromettere gli “onesti” perché questi non avendo niente da rischiare da eventuali indagini potrebbero danneggiare tutti gli altri coinvolgendo la magistratura.

Probitas laudatur et alget
(l’onestà è lodata, ma muore di freddo)

[Decimo Giunio Giovenale, Satire, I 74]

Candido è deluso, arrabbiato, mortificato, decide così di scrivere ad un giudice, un modo purificatorio e liberatorio per sfogare la sua frustrazione, la sua rabbia, il suo dolore ma soprattutto per raccontare l’accaduto.

E allora sarà lecito pure adesso – immagino – pregarvi […] di concentrare la vostra attenzione solo sul problema se dico cose giuste o meno. È questa infatti la virtù del giudice, e quella del retore sta nel dire la verità
[Socrate in Platone, Apologia di Socrate, 18a].

Una storia questa che ha del fantastico ma non della fantasia e del surreale. Una storia che costituisce il richiamo di tante altre storie, di tanti che – come Candido – credono ancora nei valori, come la giustizia, la meritocrazia, l’onestà, la trasparenza ma soprattutto credono che la Legalità è garanzia di libertà e giustizia.

Io sono un uomo libero, non uno schiavo
[Ursus in H. Sienkiewicz, Quo vadis?]

Credono che vivere la legalità è consapevolezza che non vi sono scorciatoie nella vita e che la via più breve ha sempre un prezzo alto che prima o poi dovrà essere pagato. Dove le leggi negano i diritti fondamentali all’uomo, lì non c’è legalità. Barattare diritti con favori non è vivere nella legalità che nella sua propria natura aiuta a sconfiggere l’individualismo, gli interessi di parte e l’indifferenza. Storia, infine, di tante persone che – come il protagonista – credono e rispondono a tutto questo:

Io continuo a fare il mio dovere e altre cose non mi distraggono
[Marco Aurelio, Ricordi].

Come finirà questa storia, lo sapremo nei due successivi libri in preparazione: il secondo in cui ci sarà il processo e il terzo che – come anticipato dal prof. Saggese – avrà un lieto fine.

La verità passa per tre gradini: prima viene derisa e ridicolizzata, poi viene ferocemente contrastata, infine viene accettata come palese ovvietà.
[Arthur Shopenhauer]

Buona lettura!

Maria Antonietta Santorsola


Commenti   

0 # Lucio Garofalo 2016-08-18 10:03
È un bel romanzo che racconta l'amara vicenda di un "secchione" (in un'accezione simpatica) che, non essendo raccomandato, fallisce la prova di un concorso per dirigenti pubblici, per cui decide di rivolgersi ad un magistrato per offrire libero sfogo al suo sdegno contro la corruzione della società. La trama narrativa è ambientata in un paese immaginario denominato Repubblica dei Pomodori. L'idioma nazionale è il pomodorese, i gendarmi sono pomodoresi, tutto è pomodorese. Certo, l'autore non sembra essersi arrovellato troppo l'immaginazione per inventare nomi di fantasia. Non mi pare originale l'idea ispiratrice che stimola la narrazione. La passione per il grande scrittore siciliano (Leonardo Sciascia) si evince dai frequenti richiami alle opere e ai personaggi sciasciani: Candido, A ciascuno il suo, Il giorno della civetta ed altri contenuti nel romanzo. Il tratto che forse risulta meno originale, risiede in uno spunto ideologico moralistico o giustizialista. Questa valutazione non vuol essere una stroncatura nei confronti della prima fatica letteraria di questo autore. Il quale è un intellettuale esperto in lettere classiche, umanista e critico letterario, per cui non potrei competere con l'autorità dello studioso. Mi limito ad osservare che il registro stilistico del romanzo, per quanto scorrevole, nient'affatto stucchevole, non risponde al mio personale gusto estetico. Trattasi di un giudizio soggettivo. Il romanzo si legge tutto d'un fiato, non è mai tedioso, ma non sono riuscito ad intravedere il fuoco che infiamma il genio, l'inquietudine che assale lo "spirito guerriero" dello scrittore. Per me la letteratura e l'arte non sono uno "specchio" che riflette il mondo reale, bensì una sorta di "martello" che picchia sull'incudine con sofferenza per pmodificare lo stato di cose esistente. Scrivere, dipingere, scolpire, esigono un ardore militante, una tensione rivoluzionaria. Ciò esalta il valore autentico dell'arte.
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0 # Rosario 2016-08-19 15:46
Da parte nostra un grazie sentito per un commento serio e articolato.
Speriamo che lo legga anche l'autore del romanzo (e anche l'autrice dell'articolo) e che magari replichi ad esso.
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0 # Paolo Saggese 2016-08-19 17:33
Cari Amici, ho già risposto all'autore del commento, e non vorrei aggiungere altro. Un libro può essere letto in vari modi. Ho ricevuto più di cinquecento giudizi o recensioni lusinghiere, anche di persone che non conosco direttamente o di persone, che conosco, ma a cui non avevo chiesto un giudizio. Alcuni lo considerano un capolavoro, molti un buon libro, pochi non lo hanno apprezzato. Ogni giudizio è valido: l'importante è non chiedere all'autore ciò, che l'autore non ha voluto fare. L'autore va letto e "compreso": Non gli si può chiedere di fare ciò che un lettore avrebbe voluto. Ben venga la discussione, comunque. Domenica 21, in occasione della Festa del libro, sono a Sant'Andrea, dalle ore 17.00, per incontrare i lettori e discutere anche di "Lettera a un Giudice". Chi vuole, può venire, ne discutiamo. Grazie per lo spazio e per l'attenzione.
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(Rosario Cignarella)
Prima pubblicazione: 19 febbraio 1999

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