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Categoria: Attualità Visite: 2816

... apertura e integrazione

Ancora un altro interessante articolo inviato da Maria Antonietta Santorsola, validissima collaboratrice di questo sito.

Sabato 2 aprile presso il Centro Sprar M.S.N.A. (Minori Stranieri ...

Un bel gruppo ... integrato
Open Day per l'integrazione

... Non Accompagnati) ubicato in Via Del Municipio, Laura Racioppi coordinatrice del Centro insieme ad Antonella Frino mediatore linguistico e culturale nonché operatrice per l’integrazione, Angela Farese operatrice del Sanitario, Banca Dati e accoglienza e Vigorito Angelo, Errico Luciano, Martino Emilio e Donatiello Donato operatori sociali senza dimenticare Izzo Lisa e Velvi Angelica addette alla cucina, hanno voluto offrire un aperitivo con cibi etnici invitando tutti a portare con sé un libro per costruire una biblioteca.

Lo scopo è stato non solo quello di inaugurare ufficialmente la struttura, già attiva dal 26 gennaio, quanto piuttosto presentare alla comunità i ragazzi ospiti del Centro, provenienti da diversi paesi quali il Gambia, Bangladesh, Egitto, Costa d’Avorio….

Presenti l’Ente gestore “Irpinia 2000 Onlus”, nelle persone di Michèlle Farese e Gianni Farese, il Sindaco Gerardo D’Angola, il Parroco don Donato Cassese e quanti della comunità hanno voluto rendere onore alla festa.

Un sereno incontro per cominciare a conoscere storie e culture diverse attraverso storie di vita, storie di accoglienza per entrare in modo più approfondito nella realtà che stiamo vivendo, oltre ogni pregiudizio e paura.

Come ha ribadito la stessa coordinatrice: “Accoglienza è apertura: ciò e chi viene accolto viene fatto entrare in un centro, in un gruppo, in sé stessi. Accogliere vuol dire mettersi in gioco e in questo senso va oltre il buon costume dell’ospitalità. Chi accoglie rende partecipe di qualcosa di proprio, si offre, si spalanca verso l’altro diventando un tutt’uno. Accogliere significa, perciò, accorciare le distanze, dare pari dignità, significa porsi in atteggiamento empatico, entrare in una 'relazione fraterna'”. Per questo non va confusa con l’ospitalità che è appunto la messa a disposizione “per bontà” di vitto e alloggio allo straniero. Si può, infatti, essere ospitali senza essere veramente accoglienti e si può essere accoglienti anche se non si dispone di un alloggio per ospitare. Chi si sente accolto non si sente più straniero e può avere la possibilità di superare e accettare le difficoltà nelle quali si viene a trovare ogni giorno.

Kant scriveva: “ospitalità significa il diritto che uno straniero ha di non essere trattato come un nemico a causa del suo arrivo sulla terra di un altro […], è un diritto di visita che spetta a tutti gli uomini […] in virtù del diritto della proprietà comune della superficie terrestre […]" (Per la pace perpetua, 1795).

Così nel racconto della creazione della Genesi leggiamo che al centro dell’unico giardino “Dio creò l’uomo a sua immagine […] maschio e femmina li creò" (Gen 1) e che ha dato all’uomo e alla donna – insieme – di usare e godere di ogni cosa creata e presente nel giardino con il divieto di mangiare dell'albero della conoscenza: divieto per tutti. O, forse, leggiamo che Dio creò l’uomo bianco, giallo, nero e ad ognuno ha dato in dono un’eredità diversa a seconda del colore?

No, abbiamo una comune origine e partecipiamo ad una stessa eredità. Dio collocò l’uomo in mezzo al giardino senza escludere la ricca varietà di persone, di culture e popoli ma assicura che tutti gli uomini sono fratelli e sono posti nella casa comune per viverlo e custodirlo.

Per accogliere veramente occorre non avere paura della diversità – dell’altro da sé – e cercare di vedere in essa l’opportunità che Dio ci manda per permetterci di migliorare noi stessi.

Se nell’accoglienza c’è incontro di persone, c’è incontro di culture e di cibo diversi. Così all’unica tavola, alla “tavola del mondo”, abbiamo gustato tradizioni del sud-est asiatico, piatti leggeri con forti componenti aromatiche offerti da Marco Granese, piatti tipici del Marocco come il cuscus offerto da Aisha e i famosi piatti preparati dal nostro amico El Hadji ospite del Centro Sprar in Via Vico Incoronata (riso con burro di arachidi, riso con un sugo tipicamente africano, accompagnati da una bevanda fresca allo yogourt). Naturalmente non sono mancati piatti italiani offerti da ciascun invitato e la magnifica torta di Antonella Frino.

Dato lo stretto legame tra cibo e cultura, si è pensato anche di costruire insieme una biblioteca, come luogo di incontro e di scambio di esperienze in formazione, innovazione e cultura, dove già insegnanti volontarie – Sciascia Enza e Bellisario Concettina – stanno offrendo la propria esperienza per alfabetizzare i ragazzi nella lingua italiana. Come una grande “piazza del sapere” all’interno del Centro si è voluto creare un ambiente per la lettura e la consultazione di testi di vario genere, e perché no in futuro per ospitare anche eventi e conferenze, laboratori per l’arte e l’artigianato ma soprattutto come garanzia d’inclusione sociale.

La struttura è stata, infine, abbellita – ad opera di Enza Frino – con dipinti tipici che in qualche modo vogliono rappresentare visivamente e concettualmente il paese d’origine dei ragazzi, ospiti del Centro dando particolare risalto ai colori: il rosso simbolo di forza per ricordare il sacrificio per l’indipendenza per la libertà ma anche fecondità e vita; il giallo simbolo di pace e amore che ricorda il sole e la ricchezza della terra; il verde simbolo della terra che è richiamo alla speranza per il futuro; il blu che ricorda il mare e i fiumi; il bianco la pace e la giustizia e il nero la vita eterna e l’oscurità.

Un ringraziamento a tutti e l’invito ad accogliere questi ragazzi che non sono qui perché gli venga dato qualcosa ma per scambiare qualcosa.

Maria Antonietta Santorsola


Di seguito altre immagini della serata (se non venissero visualizzate, ricarica la pagina)