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Categoria: Attualità Visite: 1977

Presentato nei locali della Società Operaia un magnifico lavoro di G. Iuliano e P. Saggese

Abbiamo riconosciuto, con un po' di vergogna, nel corso dell'incontro, e lo facciamo anche qui, la nostra grande ignoranza in merito al pensiero e alla statura culturale e politica del Prof. Manlio Rossi-Doria che sapevamo teorico della metafora della "polpa e dell'osso" ma che ...

Presentazione di "Non c'è un giorno da perdere"

... ritenevamo sostenitore dell'abbandono delle zone dell'osso per privilegiare quelle della polpa o quantomeno strenuo sostenitore di uno sviluppo delle zone interne maggiormente legato all'agricoltura. Niente di più falso! Il mastodontico errore probabilmente fu provocato dal travisamento del suo pensiero, anche ad opera di qualche malevolo interprete che così ce lo aveva fatto intendere.

Ebbene l'incontro svoltosi presso la Società Operaia il 30 marzo 2019 è quantomeno servito a chiarire il gravissimo equivoco ma soprattutto a dare il giusto valore della visione e dell'opera di un grande meridionalista e di uno scienziato di assoluto valore.

I suoi messaggi e le sue indicazioni sono peraltro attualissimi e possono essere assunti come guida per un'azione che ormai non si può ulteriormente prorogare. "Non c'è un giorno da perdere" hanno felicemente intitolato il loro lavoro gli autori Paolo Saggese e Giuseppe Iuliano che nelle loro pagine fanno rivivere e rilanciano i suggerimenti e le indicazioni del grande studioso per l'emancipazione e il riscatto di queste zone.

Numerose le citazioni, gli scritti e gli interventi del grande studioso in varie occasioni, riportati nel volumetto presentato, e tra questi ci sembra opportuno riportarne qualcuno.

Il prof. Rossi-Doria, a meno di un anno dal terremoto del 1980, ebbe a scrivere:

« È l'occasione dell'economia integrata. Infatti, mentre "l'agricoltura, in questa zona, pur dando origine nel complesso ad un ammontare non trascurabile di beni, non poteva costituire l'unico provento delle famiglie agricole, salvo che nelle non numerose aziende di maggiori dimensioni". Ed allora ecco come l'analisi, oggetto della (i)Memoria(/i), diventa piano di sviluppo e sostanza: "accanto e a stimolo dello sviluppo dell'agricoltura, va aperta in quest'area l'era dello sviluppo industriale vero e proprio, tecnicamente possibile e socialmente decisivo. Solo un tale sviluppo può, infatti, invertire il corso dell'economia di queste zone. Se fino ad oggi questa economia è stata basata sul binomio agricoltura-emigrazione, oggi lo deve essere su quello agricoltura-industria" ».

Per altri versi crediamo significativo anche il seguente passo:

« Classe dirigente e/o classe digerente - adusa ad intrecci, convenienze e prebende - è la definizione pregnante, severa e provocatoria, di Leonardo Sciascia. Rossi-Doria la fa sua, ricorrendo alla metafora dei pidocchi, un traslato preso in prestito dalla memoria irpina. "Quando eravamo in Russia - dicono i contadini - con i ˝pirucchi˝ non avevamo alternativa: ne avevamo addosso tanti che ci mangiavano, ma se ci levavamo la maglia, morivamo di freddo congelati. Non restava altro che fare che tenerci i nostri pidocchi". Così ora dobbiamo tenerci questa classe dirigente piccolo-borghese, disperata, ignorante e in molti casi litigiosa e non moderna e certamente incapace di avviare e realizzare un processo di rinnovamento e di sviluppo ».

E questo è il dramma che ancora ci attanaglia.

Ma il volume non è solo fatto di citazioni e di brani antologici. In qualche passaggio gli autori sembrano raggiungere vette ben alte specie quando sono volte all'accorato ricordo di una figura di valore. Come altrimenti considerare queste frasi:

"L'Irpinia ha un'anima di terra. Fragile ed ossificata. Mistica ed eretica. Statica e ballerina. Mefitica e di grandi respiri ed orizzonti. Terra di anime sbandate, votate a pazienti attese e ad accorate indulgenze, che nessun'acqua battesimale ha mai saputo liberare dal peccato originale.

Terra di stupri, di Madonne sanguinanti e di vergini speranze."

"Quella profezia ["... scrivere un piccolo saggio sull'amore per la Lucania e l'Irpinia..."], a parziale ristoro di un singolare smisurato amore sociale, oggi rompe i diaframmi del silenzio ed aggruma la nostra commossa testimonianza."

Troppo poco per descrivere un lavoro davvero importante e meritorio ma è ciò che sappiamo e possiamo fare. Da aggiungere solo un grazie e l'augurio della più grande diffusione e considerazione per questo piccolo capolavoro che speriamo possa smuovere le poche menti più aperte rimaste in questo territorio perché davvero "Non c'è un giorno da perdere".

A parte i lucidissimi interventi degli autori, della presidente della FIDAPA e degli altri intervenuti, è da sottolineare l'importante testimonianza del prof. Luigi Mainolfi che fu allievo ed amico del prof. Rossi-Doria e che ha evidenziato l'attualità del pensiero e degli insegnamenti del suo professore, specialmente ora che la situazione è ulteriormente peggiorata. "Adesso non c'è un secondo da perdere".

Un'ultima annotazione per ringraziare la FIDAPA di Sant'Andrea di Conza che, ancora una volta, ha portato in questo paese un po' di luce e una ventata di Cultura che ha riempito non i polmoni ma la mente e, perché no, il cuore di coloro che hanno avuto l'"ardire" di ascoltare gli autori e gli altri intervenuti. Ancora una volta ha dimostrato che la sua azione non è volta solo alle donne ma a tutti coloro a cui sta a cuore la crescita culturale e sociale di se stessi e di tutti.

Agli assenti il nostro biasimo per aver perso l'ennesima occasione per risollevarsi un po' ed aggiungere qualche pensiero illuminante in una vita misera, deludente e, forse, disperata.