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Categoria: il seminario Visite: 2297

... tempi che furono

Da "il Seminario" n. 2/2015

Nell’edilizia cittadina uno degli elementi più significativi, uno dei punti fondamentali di riferimento e di crescita della vita di una comunità è la piazza. Nel contesto urbanistico possiamo definire la piazza come uno spazio libero, limitato da ...

Piazza Umberto I negli anni '50

... costruzioni, che in tutte le epoche storiche è stato luogo di riunioni dei cittadini per il disimpegno di alcune funzioni.

L’epoca storica, che più di ogni altra ha compiuto una netta distinzione dei tipi delle piazze, è il Medioevo. In questo periodo sono state precisate con esattezza le sue tre funzioni: la piazza del Comune (politica), la piazza della Cattedrale (religiosa), la piazza del Mercato (commerciale).

Già nel mondo greco l’agorà (piazza) aveva assunto grande rilievo specie per il popolo ateniese, divenendo il centro della polis (città-stato) e svolgendo le stesse funzioni appena ricordate. Era la piazza principale della polis, il luogo della democrazia per antonomasia, dato che era sede delle assemblee dei cittadini, che vi si riunivano per discutere i problemi della comunità e decidere collegialmente sulle leggi. Nell’agorà si mantenevano o si creavano numerose relazioni interpersonali. Vi partecipavano solo i cittadini con pari diritti e doveri, erano escluse le donne. Insomma, era il cuore pulsante di ogni attività ed era situata nella città bassa generalmente, oppure nel centro della città quando svolgeva una funzione politico-religiosa.

Oggi, le piazze delle grandi città sono diventate spesso luoghi di raduni di massa per manifestazioni politiche o sindacali, di contestazioni e di proteste, di insurrezioni popolari che sfociano in violenza di ogni genere. Nei piccoli centri la piazza, invece, è stata ed è ancora il luogo simbolo della vita paesana, luogo di ritrovo e di incontro delle comunità.

Anche la nostra piazza principale, intitolata al re Umberto I, è stata nel recente passato il punto di riferimento della vita cittadina. Non ha nulla di particolare dal punto di vista architettonico, ma nella composizione urbana rimane un elemento fondamentale; al primo impatto il forestiero non riceve una soddisfacente impressione per le sue dimensioni molto ridotte, ma a noi santandreani si presenta come un salotto grazioso, accogliente e raccolto, in cui tanti estimatori della musica classica prendono posto per godersi il Concerto operistico durante i festeggiamenti patronali.

La fontana monumentale di Piazza Umberto I

La nostra piazza è un ambiente, aperto da ogni lato al traffico pedonale, di appena 455 mq. e ha la forma della lettera elle alla rovescia. Al centro è situata la monumentale fontana in pietra locale e sul suo lato sinistro un leone in pietra accovacciato e con sguardo fiero, un tempo delizia dei bambini. Si affacciavano nel passato, sulla piazza abitazioni private, alcuni negozi di frutta e verdura, di generi alimentari, la bottega del barbiere, il bar di “Mast Carl”, l’ufficio dell’esattore comunale, le diverse sezioni locali dei partiti politici, che diventavano protagoniste di accese competizioni durante la stagione dei comizi per le elezioni amministrative e politiche.

D’inverno o d’estate, sotto la pioggia o la neve, la piazza si popolava di santandreani fino all’inverosimile. Dopo il massacrante lavoro quotidiano, artigiani, contadini, professionisti, si ritrovavano tutte le sere per vivere alcune ore insieme per infrancare il fisico e lo spirito. Erano momenti veramente desiderati, in cui avvenivano scambi di esperienze, si esponevano problemi di lavoro agli amici, si assumevano nuovi impegni lavorativi e si facevano affari, si commentava magari qualche fatto di cronaca paesana. Alcuni sedevano al bar per consumare una birra, altri sulla “tropp” della fontana o sulla panchina di fronte, sulla soglia degli altri locali che erano sempre aperti, ma piccoli e angusti, oppure sostavano in piedi appoggiati alla casa del farmacista don Clemente. I più restavano ammucchiati in piccoli gruppi o intenti a fare la passeggiatina sù e giù per la piazza.

Ogni sera si respirava aria di festa. Si animava non solo la piazza, ma tutto il paese. L’intero Corso principale, dal Monumento a “li Caggi”, si popolava di giovani e di donne, mentre i ragazzi erano tutti intenti ai loro giochi preferiti, facendo scorribande per i vicoli e, spesso, per la piazza Umberto I col pericolo di prendere qualche scappellotto.

Ai forestieri S.Andrea si presentava un paese attivo, dinamico, con un cuore che pulsava freneticamente, tanto da meritarsi l’appellativo di “Napulicchio”; gli stessi restavano ammirati e conquistati dall’entusiasmo dei santandreani, per cui divennero a loro volta abituali passeggiatori. Oggi, non è così. Come sono cambiati i tempi! Comunque, una cosa è fondamentale e valida per tutte le generazioni: la piazza era e resta il centro della vita civile, dell’incontro e del confronto con gli amici, il luogo della condivisione dei problemi della collettività, nonché l’ambiente per la crescita delle relazioni interpersonali.

Anche se viviamo nella modernità, la piazza deve conservare la sua fisionomia propria, deve continuare ad essere il luogo – simbolo dell’unità paesana, oltre che un elemento di utilità privata e pubblica. Forse è una tradizione che andrebbe recuperata …

Don Donato