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Categoria: il seminario Visite: 2321

... Sant'Andrea di Conza

Questo interessantissimo articolo è stato tratto dal numero de "il Seminario" n. 2/2012 e ne riteniamo utile la pubblicazione anche tra queste pagine.

Le ultime arature effettuate in un terreno ubicato nei pressi dell'ex Campo Sperimentale, oggi sede del Vivaio regionale, hanno consentito di rilevare la presenza di un affioramento decisamente cospicuo di materiale antico, sia fittile che edilizio.

Nell'ambito dei frammenti osservabili sul terreno, un buon numero dei quali recuperati, si segnalano, in particolare, alcuni frustuli di ...

... ceramica a vernice nera, una rilevante presenza di frammenti di terra sigillata, sia italica che africana, e ancora numerosissimi resti di ceramica comune e da cucina, tegole e coppi.

Fondo di coppa o ciotola
Fig. 1. Bollo in planta pedis
Frammento di parete di coppa con figura femminile danzante
Fig. 2. Figura femminile danzante

Decisamente significativi ai fini di un inquadramento cronologico e tipologico si sono rivelati alcuni frammenti di terra sigillata italica e tardoitalica, una classe ceramica fine da mensa rivestita di colore rosso la cui produzione si colloca maggiormente in un periodo compreso tra la tarda età repubblicana e la prima fase dell'età imperiale (metà I sec. a.C. - inizi II sec. d.C.). Nell`ambito degli esemplari meglio conservati possiamo ricordare un fondo pertinente ad una coppa o ciotola, con un bollo in pianta pedis recante la sigla RPI-SI (flg.1), e ancora un frammento di parete di una coppa con decorazione costituita da una figura femminile danzante (flg. 2). Per quanto riguarda il bollo, la sigla RPI-SI è riconducibile all'attività del ceramista aretino tardo italico Rasinio Pisano, la cui produzione si colloca tra il 50 e il 120 d.C., e si caratterizza per forme lisce e decorate sulle quali il bollo è impresso all'esterno. Si tratta di un'officina che esporta i suoi prodotti in tutto il bacino del Mediterraneo; alcuni esemplari provengono da centri quali Pompei, Canosa e Venosa.

Indiscutibilmente numerosi sono i resti pertinenti alla classe della ceramica comune e da cucina, costituiti da diversi frammenti di orli e di fondi relativi ad olle, tegami, pentole e coppe; molto ben documentata è, in particolare, la pentola con orlo a tesa orizzontale (caccabus), una delle tipologie di forme ceramiche da cucina più diffuse nell'intero Mediterraneo occidentale tra il I sec. a.C. e il II sec. d.C. Tra i materiali più significativi rinvenuti, infine, è attestata la presenza di frammenti di anfore, di lucerne, di dolii, di pesi da telaio, un unguentario quasi integro, e qualche rado frammento di ceramica tardoantica e altomedievale. Molto interessanti risultano essere, inoltre, diversi frammenti di colonnine in laterizio, dato questo che confermerebbe la presenza di un complesso abitativo di una certa imimportanza, e ancora il frammento di una tegola bollata che indizierebbe l'esistenza, nell'ambito di attività produttive, di una figlina volta alla produzione di tegole e di laterizi. Le classi di materiali rinvenute in seguito alle operazioni di ricognizione sono probabilmente da ascrivere ad un complesso abitativo residenziale ed a carattere produttivo di notevoli dimensioni, una delle ville rustiche più importanti dell'ager compsinus, verosimilmente dotata di un impianto destinato alla produzione laterizia. Il periodo di vita del complesso è inquadrabile tra la tarda età repubblicana e l'epoca tardo antica altomedievale (II sec. a.C.-VII sec. d.C.), presumibilmente senza interruzioni nella continuità d'uso. Il dato è confermato dallo stesso affioramento che si distingue non soltanto per la notevole quantità e diversificazione dei materiali, ma anche e soprattutto perla preponderanza di ceramica fine da mensa.

Il proprietario del fondo ha comunque confermato come il terreno all'interno del quale sono stati rinvenuti tutti i frammenti ceramici e struttivi non sia in posizione originaria, bensì proveniente dalla località Fonte ed utilizzato, qui a valle, come materiale di riporto ai fini di liveilamento della superficie del terreno. Una conferma alla presenza di materiale antico in località Fonte è offerta da alcuni reperti sporadici e da notizie orali attendibili che segnalano il ritrovamento, avvenuto ormai più di una ventina di anni fa durante la messa in opera dell'antenna della SIP, di materiale ceramico misto a scaglie Iapidee. La frequentazione della zona in epoca romana sarebbe da mettere in correlazione oltre che con la presenza di alcune sorgenti, anche con un'area sfruttata per il recupero di una buona pietra calcarea. L'area, interessata tutt'oggi dalla presenza di una cava, era sicuramente utilizzata anche in antico;la pietra estratta, già impiegata per la pavimentazione del foro di Compsa, rappresenta un ottimo calcare da taglio che si estrae in varie qualità note con i nomi di Breccia Irpina, Biancone e Favaccio.

Edicola funeraria di Castricio e Novia
Fig. 3. Edicola funeraria di
Castricio e Novia
Stele funeraria
Fig. 4. Stele funeraria

Per una migliore comprensione della questione vengono in soccorso anche considerazioni di carattere prettamente topografico: la zona di Piano dell'Incoronata, infatti, doveva essere interessata, in questa porzione di territorio, da una importante ed estesa necropoli risalente ad epoca tardo repubblicana, testimoniata da alcune evidenze di tipo funerario, quali ledicola cosiddetta di Castricio e Novia (fig. 3), e ancora da una stele funeraria in calcare oggi custodita presso il Museo Provinciale di Avellino (fig. 4). I resti di un complesso abitativo o comunque di un generico insediamento rustico a carattere residenziale e produttivo, da collocare all'interno di quest'area risulterebbe, quindi, incomprensibile oltre che insolito; al contrario, invece, le evidenze descritte, solo in parte in questo contributo, confermerebbero quanto emerso dagli scavi dell'antenna della SIP in località Fonte, ovvero la presenza di un complesso abitativo risalente ad epoca romana.

È ovvio che le considerazioni presentate necessitano di ulteriori verifiche da condurre nella zona della Fonte, volte soprattutto, oltre che alla salvaguardia e alla valorizzazione di altri complessi come il Mulino o il Covento, anche all'individuazione di sviluppi planimetrici di eventuali strutture preesistenti.

L'auspicio è che indagini da condurre in un immediato futuro possano favorire una migliore comprensione di questi aspetti, contribuendo, altresì, a fare luce sulle origini della nostra comunità.

Antonio Pugliese