Riportiamo qui la parte finale dell'articolo di prima pagina de "il Seminario", III Trim. 2015.
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Per quanto “Su molte questioni concrete la Chiesa non ha motivo di proporre una parola definitiva” (n. 61), Papa Francesco ha l’ardire di indicare perfino nuovi sistemi per governare il mondo in maniera ...
... condivisa e solidale, invocando il rinnovamento della politica internazionale, nazionale e locale, dei processi decisionali in ambito pubblico e imprenditoriale, del rapporto tra economia e politica, tra religione e scienza.
In tale contesto di mobilitazione generale e di movimento globale di opinione non può mancare l’apporto specifico degli ambiti educativi: scuola, famiglia, mezzi di comunicazione, comunità cristiane, perché l’esercizio di certi comportamenti, osserva il Papa, “ci restituisce il senso della nostra dignità, ci conduce ad una maggiore profondità esistenziale, ci permette di sperimentare che vale la pena passare per questo mondo” (n. 212).
Pur nella consapevolezza della gravità dei problemi, il Santo Padre è animato da uno sguardo di speranza, radicata nella fede: “Non tutto è perduto, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi” (n. 205).
Un’attenta e serena lettura dell’enciclica papale lascia intendere che la sfida è urgente e l’impresa è ardua, ma non impossibile. La posta in gioco è seria e impegnativa, nessuno si senta escluso.
A queste sollecitazioni del Santo Padre fa da degna cornice una frase attribuita allo stesso Poverello di Assisi: “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile.
E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”.
Don Donato