Valutazione attuale: 0 / 5

Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva
 
Categoria: il seminario Visite: 1681

... "il Barone"

Da "il Seminario" n. 4/2015

Sei arrivato in questo mondo, il 2 febbraio del 1956, l’Anno della grande nevicata. Tuo padre raccontava a noi parenti che ci vollero due ore per far sì che tu nascessi, poiché a causa della neve alta la levatrice “la vammanä” (medley wife) trovava difficoltà a camminare. Allora tuo padre Lorenzo con zio Peppino lu murrese (Giuseppe Tobia) andarono a ...

Angelo Frino, nella sua casa in Australia

... prelevarla a casa sua con la carriola. Fu una trovata geniale tanto da suscitare meraviglia e sonore risate tra la gente.

Carissimo Angelo, ci sono voluti 120 minuti per venire al mondo, 120 giorni per lasciare questo mondo. Infatti, hai trascorso quattro lunghi mesi nell’ospedale di Sydney. L’intervento chirurgico è stato difficile e i dottori hanno avuto un gran da fare. I tuoi polmoni erano secchi e appiccicati alle ossa. Anche la strada della tua degenza è stata tutta in salita. Dal 21 agosto fino alla prima settimana di ottobre del 2015 sei stato in coma, non ti sei per niente svegliato. Per sapere qualcosa delle tue condizioni abbiamo sempre chiesto informazioni alla tua Marisa, donna straordinaria, fuori dell’ospedale. Lei ha fatto di tutto e sperato tanto di riaverti a casa tra i tuoi.

Un pomeriggio del novembre scorso, all’ingresso dell’ospedale, Marisa mi disse guardandomi negli occhi: “Totonno, sei pronto ad incontrare Angelo? Però, non devi piangere”. Io le risposi: “Non preoccuparti, vedrai che sarò forte”. Quando ci siamo incontrati non sono riuscito a dire nulla. Sorridevo, ma non riuscivo a trattenere le lacrime. Avrei voluto toccarti, tu non potevi parlare a causa del tubo che avevi nella gola per respirare. Con gli occhi spalancati mi hai fissato intensamente, sembrava che volessi chiedermi tante cose. Incominciasti a muovere le labbra, ma non capii. Marisa intuì e mi disse: “Volë sapé quann si turnatë dall’Italia”. A settembre, risposi. E ancora: “Ma da quant’ tiemp’ io so’ qua”, da 86 giorni, disse Marisa.

Io ti guardavo solamente, avrei voluto abbracciarti, ma non potevo a causa dei macchinari che ti tenevano in vita. In quel momento desideravo e credevo fermamente nella tua guarigione, che un giorno saresti tornato a casa e al bicchiere di birra da bere insieme come sempre. Tu continuavi, intanto, a muovere le labbra e avevi una gran voglia di ricevere notizie di S.Andrea. Tutti sanno che parlare del mio paese è pane per i miei denti. “Caro Angelo, io ti dissi, il Corso in pietra è quasi finito, le feste patronali si sono svolte nel miglior dei modi. Don Donato ti manda un forte abbraccio e ti aspetta presto al paese, tutti hanno chiesto di te. Il nostro Napoli va benissimo...”.

Mi accorsi che tu eri già informato. Subito dopo hai ripreso a muovere le labbra e con l’aiuto di Marisa, con fatica per la verità, scoprii che tu volevi notizie sulla chiesa di S. Michele, quella del Seminario. Allora io ti risposi che nel mese di settembre, prima della partenza per far ritorno in Australia, a S.Angelo dei Lombardi ho incontrato don Tarcisio, responsabile diocesano della ricostruzione delle chiese, il quale mi disse che per il momento mancano i fondi e che lui stesso, come don Donato e tutti i santandreani, ci tiene molto all’apertura della chiesa, anzi ha intenzione di incontrare la comunità di S.Andrea per informarla al riguardo. Tu alzasti gli occhi al cielo come per dire: “Ma quannö volë essë...”.

Intanto, il buio stava per scendere sulla città; ci dovemmo salutare, ti strinsi la mano con le lacrime agli occhi e un sorriso forzato, anche i tuoi luccicavano. La tua Marisa, allora, per sdrammatizzare intervenne dicendo: “Me, muovëtë a guarire, quannë iessë da qua andremo a fare na bella crociera cu Totonno”. Tu stringendomi più forte la mano dicesti: “Nonë, io vogl’ i’ sulö a S. Andrea miö”.

Carissimo Angelo, il nostro rapporto finisce qui, con questo racconto. Ti abbraccio e ti ringrazio di avermi fatto trascorrere 42 magnifici anni in tua compagnia.

Cari compaesani, ho voluto raccontare tramite il nostro periodico la storia finale di un emigrante attaccatissimo alla sua terra e al suo paese natio. Come Angelo, chissà quanti dopo tanta sofferenza chiudono per sempre i loro occhi con la speranza di riaprirli un giorno nei luoghi d’origine. Perciò, fate in modo di amare sempre il nostro paese, di amare e di accogliere i santandreani sparsi per il mondo, come avete fatto finora.

Totonno Vallario