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Categoria: la "fonte" Visite: 2828

Riteniamo interessante proporre questo articolo, tratto da "la fonte" n. 6/1983-1984, perché espone uno dei pochissimi episodi in cui il paese, ma soprattutto le sue donne, hanno mostrato un certo carattere.

STORIA LOCALE: VITA - FATTI - PERSONAGGI

La rivolta dell’acqua

Tutti in paese ricordano un episodio molto strano avvenuto ...

Tombino dell'Alto Calore

... nel 1967: una sommossa popolare, dovuta, secondo me, a giusta rivendicazione da parte della popolazione santandreana. Come è stato tante volte detto, l’unica ricchezza del nostro paese è l’acqua, la bella acqua della Fonte che arriva in tutte le nostre case e che è nota nei dintorni per la sua freschezza e limpidezza. Tuttavia il nostro acquedotto non è gestito "in loco", bensì dal Consorzio Idrico dell’Alto Calore, grazie ad un contratto stipulato con la nostra Amministrazione Comunale il 1957.

Da allora non siamo più padroni della nostra acqua, in quanto dobbiamo pagarne il consumo, e, nonostante l’abbondanza, dobbiamo risparmiare acqua, se non vogliamo ricevere una bolletta salata.

Il 1976(*) l’Alto Calore raddoppiò il canone. Quando arrivarono le bollette del primo trimestre, la popolazione rimase molto male. Se la prese con le autorità locali e unanimemente si rifiutò di pagare il canone. Così per più di un anno nessuno pagò e ognuno consumava, come mai prima, acqua a soddisfazione, a dispetto dell’Alto Calore, che si vedeva restituire puntualmente le bollette. Non valsero i ripetuti inviti a pagare, per cui il Consorzio Idrico decise di prendere provvedimenti, inviando in paese le forze dell’ordine della tenenza di S. Angelo dei Lombardi, perché staccassero l’acqua. Non si sa come, alcuni santandreani furono preavvertiti di questo arrivo e diedero l’allarme. In breve tempo corsero in piazza centinaia di persone da ogni rione; molti erano armati di pali, di sassi e di arnesi vari, tutti decisi a dare una lezione ai carabinieri.

Tutti i tombini dell’acquedotto furono occupati e ben difesi e a nulla valse il tentativo dei militi di soffocare la rivolta. Con i miei amici ho intervistato una delle protagoniste di questo tafferuglio, la signora Teresa, la quale, a distanza di tanti anni è ancora infervorata e, secondo me, comincerebbe daccapo, visto che l’Alto Calore continua ad aumentare il canone.

Alla fine i carabinieri rinunciarono all’"Impresa" e, stanchi ed umiliati, presero la via del ritorno, con grande soddisfazione della cittadinanza. Da premettere che a capo della rivolta erano soprattutto le donne, che ci tenevano a non far compromettere i loro uomini, onde evitare guai.

Si formò una processione verso il municipio, dove tutti protestarono contro il sindaco e ne chiesero l’intervento. Questi cercò di calmare la popolazione e telefonò al Prefetto di Avellino, pregandolo di intervenire, affinché venisse ripristinato il vecchio canone. Il Prefetto ci venne incontro e così il Consiglio di Amministrazione dell’Alto Calore cedette, ammirando, nonostante tutto, il coraggio delle nostre donne, che ancora ne vanno orgogliose.

Dopo di che, tornò la calma in paese. Tra i "rivoltosi" c’era un vecchietto, "Zi Vito", che aveva partecipato alla sommossa con particolare accanimento. Egli tornava a casa soddisfatto, lanciando ancora improperi contro i carabinieri. Portava un grosso palo e si mostrava pronto a ricominciare se fossero tornati. Però non aveva alcun interesse, in quanto il poveretto viveva in campagna, dove certamente non aveva l’acqua in casa, né aveva capito la ragione della rivolta. Infatti a chi gli chiese cosa fosse successo egli raccontò con molto fervore l’episodio, ma, quando gli chiesero il perché di tutto, egli con una scrollatina di spalle ed in modo molto originale e divertente rispose. "Boh!".

Al lettore le sue considerazioni...

Vallario Giuseppe, 3a A


N. B. - Evidentemente si tratta di un refuso tipografico. I fatti avvennero nel 1967.