L'Episcopio (da Ovest)
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Oggi, 17 settembre 1997, si sono svolti i funerali di zio Gerardo Martino, un santandreano emigrato in Australia nel lontano 1952.
Mi sono recato a casa del defunto per esprimere alla famiglia Martino le mie condoglianze e, come di solito quando si va ad un lutto in casa, si sentono raccontare cose vecchie. Si torna al passato se non all'infanzia del defunto o dei componenti della famiglia.
Io, seduto in un angolo e silenzioso, ho raccolto questi fatterelli per poterli poi raccontare, con la speranza che possano piacere a chi li ascolta o li legge. In ogni caso occorre dire che si tratta di fatti veri, successi e vissuti da gente che ancora oggi vive.

Totonno

... le voci

Iniziamo col dire che Filomena (70 anni), da giovane, è sempre stata una grande "paurosa". Un giorno, verso il tramonto, lavorando nel terreno di famiglia a Piano di Campo, sotto Cairano, Filomena intendeva recarsi al pozzo per prendere dell'acqua che doveva servire per bere e cucinare. Mentre si avviava era quasi scuro, c'era un ...

... silenzio di tomba e solo qualche grilletto schiamazzava con qualche rana che, a sua volta, brontolava. Tutto ad un tratto sentì un mormorio di tanta gente! Caspita! Subito Filomena si impaurì e pensò alle malombre o ai fantasmi.

Voci nel vento

- Madonna mia, aiutami tu! - gridò fra sé, sbattendo il secchio dell'acqua per terra, e di corsa si andò ad infilare nella "masseria". Si chiuse dentro e si accucciò in un angolo. Intanto questo mormorio di voci si sentiva sempre più insistente ma le parole non si capivano. Il mormorio, in un posto così lontano dal paese e circondato solo da alberi e grano, era inspiegabile e orribile per cui la povera donna, che in campagna era sola in quanto il marito Domenico Andreone e il figlio Lorenzo erano andati ad arare per conto di un'altra famiglia, piena di paura, decise di prendere il cavallo e correre al paese.
E così fece: prese il cavallo, ci montò sopra, e trotterellando, sempre piena di paura e senza voltarsi indietro, si avviò verso il paese.
La strada, che dal suo terreno portava a S. Andrea, era quella che da dietro alla chiesa dell'Incoronata veniva su. Intanto il mormorio delle persone quanto più si avvicinava al paese andava svanendo. Passò davanti alla chiesa ed arrivò alle "terre" di zia Francesca di "Chiomma", nonna dei fratelli Martino, alias "Tapponda". All'entrata di queso campo c'era un cancello sorretto da due pilastri in pietra con sopra due cani, scolpiti anche loro nella pietra, e di fronte al cancello un ponticello sopra un valloncello.
Proprio davanti al cancello, il cavallo di colpo si fermò: non voleva più camminare. Con la testa giù, un po' girata verso il cancello, il cavallo si lamentava e sudava... La povera donna, già piena di paura, non riusciva a capire cosa stesse succedendo ed ecco che, davanti ai suoi occhi, al di là di questo cancello, vide un prete con le mani di dietro, che passeggiava. La povera donna quasi svenne ma, facendosi il segno della croce, riuscì a dire:

 

- Madonna dell'Incoronata, aiutami tu!

Come finì di pronunciare queste parole il cavallo si mise a correre come un pazzo e la povera donna mantenendosi forte alle briglie arrivò rapidamente in paese, a casa sua ossia nei pressi del vecchio forno di "Barracca".
Il marito, che si era da poco ritirato, come vide la donna tutta impaurita ed agitata le domandò cosa fosse successo. Macché! La moglie Filomena non riusciva a parlare e restava con un faccia pallidissima. L'uomo toccò il cavallo e si accorse che era tutto sudato. Senza dire inutili parole prese la moglie tra le sue braccia e la portò in casa appoggiandola sul letto; le fece bere un po' d'acqua e con uno straccio bagnato le inumidì la fronte. Mise il cavallo nella stalla, vicino alla mangiatoia, diede anche a lui dell'acqua da bere, perché pure lui, come la donna, sembrava impaurito, e risalì sopra, in casa, per stare accanto alla moglie ed accudirla.
Piano piano la donna cominciò a riprendersi e a raccontare al marito quanto le fosse accaduto. L'uomo, della visione del prete non si impressionò perché nello stesso posto pure a lui e ad altre persone era capitato di averla. Evidentemente in quel punto si vede lo spirito di un prete! Parecchi in paese l'avevano visto. Ciò che invece preoccupò l'uomo era quel mormorio di persone che la sua cara moglie diceva di aver sentito in campagna.
Dopo una nottata di "giri e rigiri" nel letto, l'indomani i due ripartirono par la campagna. Al ponticello e al cancello, tutto era normale e pure in campagna tutto era normale solo che verso il tramonto di quel nuovo giorno, alla stessa ora di quello precedente, ecco scoppiare d'un colpo questo mormorio di persone.
La donna, che si trovava nel porcile per lasciare del cibo ai porcellini in vista dell'imminente nottata, lasciò di nuovo tutto di colpo e si mise a gridare come una pazza e corse nella masseria a nascondersi, aspettando il marito. Di corsa il marito arrivò, impaurito anche lui! Disse tuttavia alla moglie di non preoccuparsi che piano piano voleva scoprire chi fossero quelle persone (o spiriti?).
Prese una lunga "forca"(1), piano piano aprì la porta ed incominciò a girare intorno alla masseria per cercare di scoprire a chi appartenessero quelle voci.
D'un tratto l'uomo scoppiò a ridere forte e di corsa andò dalla moglie per dirle di non avere paura più di niente.

- Vieni fuori - disse alla sua cara compagna - senti cosa sono queste voci! Ascolta da dove provengono!

Insieme capirono e felicemente si abbracciarono. Ed ecco di cosa si trattava.
L'arciprete di Cairano aveva appena installato le "trombe"(2) sul campanile del paese e in quelle sere le stava inaugurando per diffondere in tutto il paese la preghiera del Rosario in modo che tutti i cairanesi potessero sentirla. Il vento e l'eco erano così forti che tutte quelle voci, ondulate dall'eco e dal vento, arrivavano un po' dappertutto nelle vallate sotto Cairano.
La donna fu felicissima della scoperta e di tutto quello che ne conseguiva, ma rimase pur sempre impaurita e mai più tornò da sola in campagna, perché, oltretutto, restava la visione del prete che davvero, in quel punto, può darsi ancora oggi "esce".

Totonno Vallario


(1) Forcina in legno, comune attrezzo di una volta.

(2) Altoparlanti.


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Queste pagine vorrebbero innanzitutto far conoscere Sant'Andrea di Conza ai "naviganti" del Web ma soprattutto riavvicinare tutti i Santandreani sparsi per il mondo, magari per sollecitare i residenti al rispetto della "sua" identità. Sono graditi suggerimenti e commenti.

(Rosario Cignarella)
Prima pubblicazione: 19 febbraio 1999

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