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Categoria: Meraviglie Visite: 1312

Vincenzo Jerace, autore della statua sul Monumento ai Caduti

Molti santandreani sanno già che l’autore della statua che sovrasta il Monumento ai Caduti è Vincenzo Jerace: se ne parla esaurientemente nel libretto di presentazione pubblicato subito dopo l’inaugurazione dello ...

Il monumento ai Caduti della grande guerra: 1915-'18
Vincenzo Jerace, autoritratto

... stesso monumento, nel 1925, e ristampato poco tempo fa a cura di Davide Maraffino e Michele Bellino.

Ritengo tuttavia opportuno segnalare qualcosa di più su questo autore che non sembra sufficientemente noto.

Apparteneva a una famiglia di artisti(1) che per quanto è stato possibile appurare erano di un livello elevatissimo. Basta vedere la mole di lavori realizzati e il successo che ebbero già nel corso della loro vita e basta guardare alcune immagini dei loro lavori per apprezzarne la loro bravura.

Per quanto riguarda, in questo caso, Vincenzo vogliamo riportare qualche brano della sua biografia ripresa dal libro “Arte di Calabria tra Otto e Novecento: dizionario degli artisti calabresi ...” di Enzo Le Pera.


Stralci biografia

"Figlio di Fortunato e di Maria Rosa Morani, artista a tutto campo, molto versatile, fu un’originale figura di pittore, scultore (uno dei maggiori a cavallo fra Otto e Novecento), orafo, decoratore, architetto."

“… trasferitosi a Napoli, frequentò inizialmente lo studio del fratello Francesco, in via Amedeo, e poi l’Istituto di Belle Arti, allievo di Palizzi e Morelli e quindi di Saverio Altamura.”

Tigre, scultura in bronzo

“Esordì all’Esposizione Nazionale di Torino del 1880 (non aveva che diciassette anni compiuti) con Testa di somaro, bronzo a grandezza naturale, Asinello e coniglio (un esemplare a Polistena, Biblioteca comunale) e Maialino (riproposto a Monaco di Baviera nell'83); mentre l’anno successivo fu presente con quattro bronzi, Noli me tangere, Ariete, Somarello, di derivazione palizziana, e un Vaso alla Mostra di Milano, che lo vide presente anche nel 1892, con Giovane contadino con maialino (che un critico ritenne essere “degno di un Cellini”) e nel 1906, con tre disegni a sanguigna. Nel 1882 ebbe la Medaglia d’argento all’Esposizione Nazionale di Palermo; nello stesso anno modellò un gesso, ora disperso, in omaggio a Garibaldi, Il Leone d'Aspromonte, opera che, proposta all'Esposizione di BBAA di Roma dell'anno successivo, ottenne consensi e critiche in egual misura. Il monumento si sarebbe dovuto collocare sul monte Sant'Elia di Palmi, da poter essere veduto dal mar Tirreno, secondo la volontà dell'autore; ma gli fu negata la commissione in granito. Partecipò a varie Promotrici napoletane … all'Esposizione Nazionale di Venezia (1884) … alla Mostra di Brera a Milano … alla Mostra di Londra … a quattro edizioni della Biennale di Venezia … alle Mostre di Bruxelles, 1897, … di Barcellona, 1887, con La Maialina, premiata con medaglia d’oro, al Museo d'Anversa ...” e a moltissime altre.

Volto del Redentore (Nuoro)
Statua del Redentore (Nuoro)

“Fu autore di vari Monumenti ai caduti (Lamezia Terme-Nicastro, Rossano, Bevagna, Vibo Valentia, Sant’Andrea di Conza, 1924, ove il monumento è sormontato dalla statua della Giovane Italia) e di opere d’arte sacra (una Statua del Redentore, sul colle dell’Ortobene, 1901, a Nuoro(2); …”

Sinite parvulos venire ad me (Los Angeles)

“Oltre cinquecento opere sono sparse in Italia … e in tutto il mondo: Canada, Cuba, Parigi, Inghilterra, Los Angeles, nel cui parco monumentale è collocato il monumento in marmo « Sinite parvulos venire ad me ». Secondo il Bargellini, Vincenzo Jerace fu in qualche maniera il corrispondente in scultura del Palizzi pittore. Fu socio onorario dell'Istituto di BBAA di Napoli e socio corrispondente della Secessione di Monaco di Baviera. Per un certo periodo assunse anche la direzione dell’Istituto Magistrale “Suor Orsola Benincasa” di Napoli, portandovi una ventata di freschezza facendo disegnare dal vero le oltre quattrocento allieve …”

La Giovine Italia di Vincenzo Jerace

La statua in bronzo realizzata dal Jerace per il Monumento ai Caduti di Sant'Andrea di Conza raffigura la "Giovine Italia", nelle vesti di una donna bellissima, elegante e sinuosa, con la corona turrita sulla testa, che si slancia verso l'alto, quasi staccandosi dal globo con la stella d'Italia sul quale poggia, leggera. Essa è avvolta nella bandiera dell'Italia con lo stemma dei Savoia, che regge con la destra, mentre con la mano sinistra offre delle foglie di alloro, simbolo dell'immortalità del sacrificio dei caduti.

La statua viene esaltata dall'agile basamento in pietra, realizzato nella bottega D'Angola di Sant'Andrea di Conza, che rende il complesso ancora più bello. Da non dimenticare la bellissima leonessa ferita, realizzata in pietra locale nella stessa bottega, che rappresenta, secondo alcuni, l'Austria sconfitta, ma forse più propriamente lo stesso sacrificio dei caduti per la Patria.

In definitiva bisogna concludere che si può essere orgogliosi di poter ospitare un’opera d’arte di uno scultore così importante e, ancora una volta, ringraziare quanti hanno fatto sì che i nostri martiri fossero ricordati con un monumento così bello.

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(1) A parte gli artisti dei quali era discendente per parte di madre, suo padre Fortunato era un disegnatore e costruttore di opere murarie, di ponti e di facciate di chiese (importante la chiesa della Santissima Trinità di Polistena dove fece innalzare tutte le colonne granitiche della facciata). Il fratello Francesco, nato nel 1853, fu scultore valentissimo e si ritiene il più illustre degli artisti polistenesi; Gaetano, nato nel 1860, si distinse invece nella pittura, in particolare quella di paesaggi.

(2) La statua del Redentore è collocata su una cima del monte Ortobene, ad un'altezza di 925 metri slm e, senza contare il piedistallo, supera i 4 metri di altezza e pesa circa 2 tonnellate.