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Categoria: Tipicità Visite: 3130

Una strada santandreana

Esiste una via del nostro paese intitolata a Ugo De Fazio. Anche se non si può considerare una strada particolarmente importante, tuttavia è abbastanza frequentata anche perché funge da raccordo tra Via D'Annunzio e Via Garibaldi, che sono invece due strade "principali".
Mi sono sempre chiesto chi fosse il personaggio al quale è dedicata tale strada. Purtroppo, nonostante avessi consultato diversi dizionari ...

La Via Ugo De Fazio di Sant'Andrea di Conza

... biografici, enciclopedie e quant'altro mi era stato possibile avere tra le mani, non mi era riuscito di trovare il minimo riferimento. Naturalmente avevo cercato anche su Internet ma ciò che veniva fuori era un elenco di strade e di scuole dedicate a tale Ugo De Fazio, specialmente in comuni della Campania, ma nessun riferimento alla persona.
Ebbene, dopo l'ennesimo tentativo effettuato su Internet proprio ieri (28 luglio 2014), il principale motore di ricerca mi ha forse fornito la risposta.

Diciamo subito che la ricerca ha restituito il collegamento ad una pagina che è relativa alla storia di "Ugo Di Fazio" pubblicata sul sito "cronologia.leonardo.it", ma è molto probabile che si tratti della pagina giusta.
Se così fosse, qui a S. Andrea il cognome dev'essere stato leggermente modificato, come d'altronde è avvenuto in molti altri luoghi, e pertanto il personaggio in questione dovrebbe corrispondere proprio ad Ugo Di Fazio, comandante della II Compagnia del I Battaglione Camicie Nere, facente parte del I Gruppo Battaglioni Camicie Nere d’Eritrea, nella Guerra d'Abissinia e medaglia d’oro al valor militare. Da tale pagina, tra l'altro, si apprende che:

Ugo Di Fazio

"Ugo Di Fazio nasce a Palma Campania, in provincia di Napoli. Giovanissimo partecipa, con i gradi di ufficiale, alla Grande Guerra. Nel primo dopoguerra aderisce al fascismo e si arruola in seguito nei ranghi della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, prestando servizio in qualità di ufficiale nella 144a Legione Camicie Nere “Avellino”.
Nell’aprile 1935, quando si prospetta un nostro intervento in Africa Orientale, è tra i primi ad offrirsi volontario, benché ammogliato e con un figlio piccolo. Viene quindi mandato a Trieste, dove si sta costituendo il battaglione camicie nere “San Giusto”. Ai primi di giugno l’imbarco sul piroscafo Celio con destinazione Massaua."

Nel corso di uno scontro particolarmente cruento della guerra d'Abissinia ...

"Comincia intanto un rabbioso fuoco di fucileria da parte degli abissini contro quel temerario, che ha fermato l’ultimo e decisivo assalto contro quel pugno di camicie nere. Tra il grandinare dei proiettili nemici, Di Fazio continua imperterrito a lanciare i micidiali ordigni. Alla fine avrà lanciato più di novanta bombe a mano, come testimonierà il suo attendente, la camicia nera Ernesto Genovesi .
È ancora sul costone, malgrado gli inviti pressanti dei suoi uomini a ripararsi, quando una pallottola nemica lo colpisce al petto. Al suo attendente e agli altri legionari accorsi per prestargli soccorso, ha ancora la forza di raccomandare “… ragazzi non abbandonate la posizione …” poi aggiunge “… un bacio a mia moglie, a mio figlio … viva l’Italia”.
Sull’onda travolgente dell’esempio del loro comandante, adesso sono tutte le camicie nere della II Compagnia a comportarsi da leoni. Al canto legionario di “Pallida luna/pallida luna/… /porta fortuna”, è il contrattacco. Una valanga di ferro, fuoco e rabbia si abbatte sugli abissini, che danno i primi segni di cedimento.
Alla fine la giornata sarà nostra, grazie anche al sacrificio di Di Fazio e di altri come lui.
"

Sempre dalla stessa pagina apprendiamo che ...

« Alla memoria del centurione Ugo di Fazio sarà conferita la medaglia d’oro al valor militare con la seguente superba motivazione:

“Comandante di una compagnia di rincalzo, giunto sulla linea di combattimento, mentre la dura pressione del nemico sembrava aver ragione del numero notevolmente inferiore delle nostre forze, si slanciava alla testa della sua compagnia al contrattacco, riuscendo a raggiungere una linea che non fu più ceduta. Ritto su una roccia dominante, animava per oltre due ore i combattenti col suo esempio, lanciando bombe e fulminando col moschetto e con la mitragliatrice di un caduto gli assalitori, cui causava gravissime perdite. Mentre le sue camicie nere lo esortavano a ripararsi dal tiro avversario, cadeva colpito a morte, avendo ancora la forza di gridare Viva l’Italia.
Uòrk Ambà, 27 febbraio 1936 - XIV”
»

A questo punto, non si può che ringraziare l'autore della pagina Orazio Ferrara che ha così chiarito e dato una risposta alla nostra domanda e non si può che raccomandare la lettura della pagina completa con tutto il resto della storia del valoroso Ugo De Fazio.